Mi sono affezionato a “Boris” ed è finita male

carlofilippo vardelli
3 min readJun 10, 2020

Molto male

Il primo di maggio del 2020 Netflix Italia ha avuto la brillante idea di rimettere online la serie “Boris”. In quel preciso istante avevo altre cose per la testa — non conoscevo quasi niente della serie e stavo guardando Breaking Bad — ma contemporaneamente all'annuncio sono stato travolto dall'entusiasmo di tutta Italia. Amici, conoscenti e gli adepti di Twitter sono letteralmente esplosi. “Ma come, non hai visto Boris?!”, oppure: “ma dai, recuperalo che altrimenti non capisci l’80% dei meme”.

Ecco, non appena Walter White si accascia a terra in Felina, e lascia percepire quel sorriso malinconico, compiacente e beffardo, decido di assecondare il volere popolare e guardare “Boris”. Una scelta dettata anche dalla voglia di colmare un poco di quel gap che ha caratterizzato i miei ultimi 10 anni.

Niente, dopo poche puntate inizio subito ad entrare in sintonia con tutti i personaggi. E quando dico tutti, intendo VERAMENTE tutti. Tralasciando la comicità/satira che avevo intuito e mi aspettavo, oggi che l’ho finita posso dire che Boris è una delle serie più malinconiche che abbia mai visto. E mentre scrivo queste parole piango ascoltando “ciak” di Francesco Pannofino (che non sarà Frank Ocean ma mi ha ugualmente spezzato il cuore).

“Boris” è fenomenale per tre ragioni:
a) utilizza pochi personaggi
b) te li fissa in testa un tempo sufficiente per poterli amare
c) li presenta all'inizio di ogni puntata
Ma quindi perché si parla di magone? Perché “Boris” ti lascia la brama della conoscenza. Quando la finisci ti ritrovi con mille domande.

Vorresti conoscere la vita di Ferretti, di Stanis o di Itala. Vorresti sapere cos'è “Libeccio”, o almeno vederne uno spezzone. Vorresti sapere dove risiedono gli sceneggiatori, o dove abita Biascica. Vorresti sapere di Gloria, o su quali corse Sergio si gioca i soldi della produzione (e se magari ogni tanto vince). Vorresti uscire dal set per vedere Roma, o sapere quando Duccio compra la cocaina. Vorresti sapere perché Alessandro ed Arianna non possono amarsi, e perché il Dottor Cane appare solo alla fine. Vorresti rivedere Glauco.

le mie ricerche su youtube datate 8 giugno 2020

“Boris” ti porta a spasso, ti presenta le persone e poi te le rinchiude nella loro vita lavorativa. Infatti, le uniche scene “fuori dal set” sono sempre legate alla fiction “occhi del cuore”, o alla parentesi milanese di René. Questo meccanismo ti porta a divorare le puntate per cercare di scoprire cose che non troverai, e non è un caso che gli ultimi 30 minuti siano il perfetto epilogo della serie. Nessuno ti dice niente, lasciando aperti tutti i capitoli.

Avete presente “Truman Show”, quando Christof dice a Truman che il suo posto è all'interno della finzione perché il mondo esterno fa troppa paura? Ecco, il posto di noi spettatori è legato a doppio-filo con gli attori, nella speranza vana di rivederli. Com'è vana la speranza di Christof di rivedere Truman.

“Boris” rappresenta la perfezione così com'è. Un trionfo di non detto e non mostrato (oppure detto e mostrato, valutate voi) all'interno del malcostume italiano.

PS: Proprio in questi giorni, sotto i profili Instagram di molti degli attori della serie, girano petizioni che vorrebbero una quarta stagione. Lungi da me fermare il volere popolare, ma quando nascono queste proposte a distanza di molti anni rimango sempre molto tiepido. Quando ero teenager, “Camera Café” ha rappresentato qualcosa di veramente importante nel mio percorso adolescenziale, ma non appena ha fatto ritorno sul piccolo schermo mi è caduto il mondo addosso. Il prodotto 2.0 era povero, ripetitivo, non aveva la stessa qualità nell'esecuzione e la “fotta” della recitazione era scesa. Siccome “Boris” mi ha lasciato lo stesso sapore del primo “Camera Café”, spero che non faccia l’errore di tornare.

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